IN GUATEMALA I DRAMMI DELLA MISERIA

22 giugno 2008

Giugno 2008 - Una lunga serie di notizie tristi e drammatiche, tutte marcate dal dramma della povertà, a volte estrema, che in Guatemala si sta facendo sentire - purtroppo - sempre di più, soprattutto da quando il rincaro significativo dei generi di prima necessità ha ulteriormente impoverito la maggior parte delle famiglie nel mondo indigeno e contadino e in tutta l'umanità che vive ai margini delle grandi città.
Paradigmatico di questa situazione di miseria, che spesso sfocia nella disperazione, quanto avvenuto venerdi scorso alla Colonia "La Joya" (beffa del destino in questo nome, "la joya" vuol dire "il gioiello" !), nella Zona 3 di Città del Guatemala, dove una frana all'interno della discarica di rifiuiti, ha sepolto ben ventiquattro persone, fra cui almeno cinque bambini. Sei i corpi senza vita recuperati, tutt'ora diciotto i dispersi. La scelta di andare in discarica a frugare fra i rifiuti, alla ricerca di qualcosa di utile, di materiali riciclabili e rivendibili, e nella speranza di ritrovare qualche oggetto di valore, qualche gioiello o qualche frammento d'oro, è sempre più praticata da tante famiglie dei barrios della Capitale, perchè è uno dei pochi modi per aumentare le magre entrate derivanti dai bassissimi salari, che non ce la fanno a far fronte all'aumento dei prezzi. Purtroppo, però, come si vede, si può anche pagare con la vita.
Nel caso della discarica de "La Joya", il luogo è frequentato dai cercatori soprattutto adesso, poichè, con la stagione delle piogge, il fiume che attraversa il luogo spesso trascina con sè, e mette in evidenza, oggetti particolarmente "interessanti" dal punto di vista commerciale. Ma è anche causa di frane che possono avere conseguenze come queste.
Al di là delle considerazioni, che sarebbero doverose, sulla pressochè totale assenza di una politica dei rifiuti, delle conseguenze anche sanitarie dell'esistenza di siti del genere, dell'impiego di bambini per questa attività in questi gironi infernali, luoghi ben diversi da quelli in cui dei bambini dovrebbero stare, restano il dolore e la rabbia, di fronte a quelle ventiquattro famiglie, che da venerdi sostano, piangono e scavano. Ventiquattro vite buttate nell'immondizia.

Frattanto, un allarme altrettanto paradigmatico viene dalle scuole guatemalteche. In molte di esse, sta drammaticamente venendo meno la fornitura degli alimenti, prevista dalle leggi. In particolare, dalla scuola elementare dell'Aldea Chicoj, San Pedro Carchà (Alta Verapaz), viene la denuncia che da oltre due settimane non c'è più il "vaso de leche", il bicchiere di latte che il governo dovrebbe distribuire a tutti i bambini delle elementari. Ma la stampa guatemalteca sostiene che la stessa cosa sta avvenendo in molte altre scuole del Paese. "Non possiamo soddisfare l'appetito dei bambini" sostiene una maestra di Chimaltenango. In molte scuole sono gli insegnanti a dover prendere iniziative personali, cercando di fare accordi con negozi di alimentari dei villaggi. Il governo di Alvaro Colòm, per bocca del vicepresidente Espada, afferma che la distribuzione del "vaso de leche" sarà garantita fino a luglio (e già questo non è vero, come dimostra la denuncia dalla scuola dell'Aldea Chicoj), poi verrà probabilmente sospesa per mancanza di fondi. Fondi che, per ammissione della stessa ministra dell'educazione Ana de Molina, già da sei mesi, molte scuole non ricevono più.

D'altra parte, che la situazione sociale si stia sempre più deteriorando, è testimoniato anche dai nostri amici di Yepocapa. Giancarlo Noris, nella sua ultima lettera dal "Rekko 7" (e dal costruendo "Rekko 8") ci comunica che anche queste nostre creature dovranno al più presto prendere in considerazione la scelta di "riciclarsi" dal settore sanitario a quello sociale. E questo vale per la maggioranza delle organizzazioni umanitarie e missionarie che operano in Guatemala (come del resto in tutto il Sud del mondo).La povertà non fa sconti, e quando non c'è più da mangiare, la necessità di operarsi di ernia passa in secondo ordine.

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