GUATEMALA 1996 -2006: LA PACE DI CARTA.

15 dicembre 2006

Il Guatemala è stato sconvolto per quasi trentasette anni da un conflitto armato di estrema violenza. Fu qui che già negli anni sessanta si sperimentò la pratica della sparizione forzata, che si rese poi tristemente famosa in tutte le metologie repressive dell'America Latina.
Secondo i rapporti della Chiesa Cattolica e della Commissione per il Chiarimento Storico (che pubblicò anni fa la famosa relazione "Guatemala, nunca màs" , che costò la vita al suo principale estensore, Mons. Juan Gerardi) la guerra ha causato 200.000 vittime di esecuzioni arbitrarie, 200.000 rifugiati, un milione di sfollati. Il 95% delle vittime furono civili.
Nel dicembre del 1996 vennero firmati gli accordi di pace e si pose fine al genocidio e alla repressione sistematica contro le popolazioni indigene. Iniziò una cauta transizione democratica, che però, ancora oggi - a dieci anni da quella firma - non ha portato alla costruzione di un Paese civile e democratico in senso pieno, dal momento che le vere cause storiche del conflitto non sono state eliminate. Secondo la Commissione per il Chiarimento Storico "ingiustizia strutturale, la chiusura degli spazi politici, il razzismo, l'esistenza di istituzioni escludenti e antidemocratiche" sono le caratteristiche ancora attuali della società guatemalteca. Secondo la testimonianza di una dirigente del movimento indigeno "il conflitto armato è finito, la guerra dei fucili, la guerra degli eserciti. Ma continua la guerra della fame, della povertà, della miseria". Ancora oggi esiste una violenza diretta, sotto forma soprattutto di crimine organizzato e di delinquenza comune, ma non è del tutto cessata la violazione dei diritti umani da parte degli organi dello Stato.
Con indici di omicidio di 34 per centomila abitanti (ma i dati sono del 2001, e negli anni successivi la situazione è costantemente peggiorata) il Guatemala è il Paese più violento dell'America Centrale, più ancora di quanto lo fosse durante il conflitto armato.
Il 2005 è stato uno degli anni più violenti dalla firma degli accordi di pace: 5.338 casi di omicidio, 518 le donne assassinate, secondo i rapporti della Polizia Nazionale.
Il Procuratore per i Diritti Umani segnala che nel 2006 la situazione sta ulteriormente peggiorando.
Poi vi è una violenza strutturale, rappresentata da un'ingiustizia sociale estrema, e forse è questo il principale ostacolo a una pace vera: il Guatemala è il Paese meno sviluppato del continente dopo Haiti, il 57% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il 21% in povertà estrema. La mortalità infantile del 2005 è stata del 59 per mille, il tasso di analfabetismo è al 31%. Se poi teniamo ben presente che questi numeri sono "spalmati" sull'insieme della popolazione (e quindi comprendono anche le fasce medio alte) va da sè che nelle campagne, nelle comunità indigene e nelle "colonias" (i quartieri periferici delle grandi città) questi dati schizzano alle stelle.
Le stesse Nazioni Unite evidenziano tre radici strutturali della gravissima esclusione sociale che caratterizza la società guatemalteca: un modello economico concentratore e troppo vulnerabile ai cambiamenti imposti a livello sovranazionale, la debolezza dello Stato democratico di diritto, il sistema culturale discriminatorio contro le donne e i popoli indigeni. La ricchezza è sempre stata concentrata in poche mani, e si è sempre avvalsa di un sistema di bassi e bassissimi salari; la discriminazione ha creato di fatto una sorta di apartheid non dichiarato, che emargina la popolazione india sia economicamente che culturalmente (indice di povertà 71%, analfabetismo 48%). Inoltre, le continue minacce e violenze contro i difensori dei diritti umani ha creato un clima di paura che si sperava dover essere solo un brutto ricordo dei tempi della guerra civile.
Il precedente governo, guidato dal populista di destra Alfonso Portillo, in carica fino al 2003, era espressione diretta del partito di Rios Montt, l'ex dittatore golpista degli anni più feroci della repressione, che ha personalmente sulla coscienza il massacro di molte migliaia di persone. Il Presidente attuale, eletto nel 2004, è un proprietario terriero, rappresentante delle èlite degli agroesportatori, quindi non certo troppo sensibile alle istanze dei campesinos e degli indios. Su 150 deputati nel Parlamento nazionale, solo una decina sono indigeni. Su trenta incarichi di governo, due sono per gli indigeni e due per le donne.
E' anche vero, però, che negli ultimi anni si è creato un movimento indigeno e contadino, che sta crescendo e acquistando progressivamente coscienza, oggi organizzato nel CONIC (Coordinadora Nacional Indigena y Campesina)che ha proclamato una "pacifica insurrezione Maya" per chiedere il rispetto degli accordi di pace e l'inizio di un processo di abolizione dei principali elementi di esclusione sociale. La risposta repressiva, naturalmente, non si è lasciata attendere, ed anche il mondo del volontariato è stato colpito: di recente, infatti, a Santiago Atitlan, un gruppo di armati ha assassinato ha assassinato un dirigente di CONIC, Antonio Ixbalan e sua moglie Maria Petzey, partner locali dell'Associazione italiana "Mani Tese": lasciano tredici figli.
Il popolo guatemalteco ha bisogno di solidarietà attiva e diretta, da parte di noi tutti, perchè non possa succedere che la distruzione delle sue radici e della sua identità, che non riuscì in tempo di guerra e di dittatura, possa compiersi in tempo di "pace" e di "democrazia".
E tutto nel sostanziale silenzio e nell'ignoranza del mondo.

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L'ASSOCIAZIONE "AMICI DI REKKO 7" DI RAVENNA AUGURA CON AFFETTO A TUTTI I PROPRI SOSTENITORI E A TUTTE LE PERSONE IMPEGNATE NELL'APPOGGIO AL GUATEMALA UN SERENO NATALE NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA'E DELLA CONDIVISIONE. RICORDIAMO A TUTTI CHE AI SENSI DELLA LEGGE LE DONAZIONI IN FAVORE DELLE ONLUS POSSONO ESSERE DEDOTTE DALLA DENUNCIA DEI REDDITI. CHIUNQUE SIA INTERESSATO A SOSTENERCI PUO' TROVARE TUTTE LE ISTRUZIONI CLICCANDO SULLA FINESTRA "DONAZIONI" NELLA BARRA A SINISTRA.QUNIDI TENETECI PRESENTI NELLE VOSTRE SCELTE DI SOLIDARIETA' DEL PERIODO NATALIZIO. GRAZIE FIN D'ORA.

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