LA DURA VITA DEI MIGRANTI GUATEMALTECHI NEGLI STATI UNITI

10 febbraio 2007

BUSH STA PER RECARSI IN VISITA IN GUATEMALA e le aspettative per questo evento sono ovviamente grandi. Ma, al di là delle conversazioni che il Presidente Berger terrà con il Presidente degli Stati Uniti sulle questioni economiche (e che ben difficilmente si tradurranno in vantaggi per i poveri del Guatemala) e sulle iniziative volte a combattere il narcotraffico (si spera con qualche risultato anche per i guatemaltechi), la società civile alza la voce perchè nell'agenda entri anche la questione del rispetto dei diritti umani dei migranti che - a quanto testimoniano le associazioni del settore - stanno subendo una vera e propria persecuzione.
A sentire il parere di un autorevole esponente della Chiesa Cattolica, Mons. Mauro Verzelletti, segretario della "Pastorale della mobilità umana" della Conferenza episcopale "Bush è senza cuore, si stanno perpetrando continue violazioni dei diritti dei guatemaltechi negli U.S.A.".
Vi sono addirittura matrimoni misti che vanno in crisi, perchè le autorità nordamericane non esitano ad espellere il coniuge guatemalteco, anche di coppie consolidate, denuncia Marina Diaz, esponente del Centro Tecun Uman, una delle organizzazioni che si prendono a cuore i problemi dei migranti.
Altri rappresentanti dei guatemaltechi all'estero, come Juan Garcia (commissione migranti a Rhode Island), Lester Rodas (Alianza por los guatemalteos), Julio Villaseñor (gruppo S.O.S.) parlano senza mezzi termini di "persecuzione selvaggia" e di caccia al guatemalteco, con blitz nelle case di abitazione e nelle strade frequentate dai "chapines".
D'altra parte i numeri parlano: nel 2006 oltre diciottomila guatemaltechi sono stati espulsi (le organizzazioni usano esplicitamente il termine "deportados") senza guardare in faccia a donne e bambini e senza tener conto nemmeno delle lunghissime permanenze di molti di loro negli Stati Uniti. Come coloro che, fuggiti negli U.S.A per sottrarsi ai massacri dei tempi della guerra civile, e costruitasi una nuova vita nel Paese ospitante, si sentono dire dalle autorità dell'immigrazione che ormai la guerra è finita e quindi non c'è motivo di rimanere.
E la linea di tendenza non accenna a invertirsi, dal momento che nel 2007 sono già oltre duemila i migranti che sono andati incontro alla stessa sorte.
Comprensibile quindi che le organizzazioni dei migranti non vogliono che i colloqui Bush-Berger "si dimentichino" di questo tema, ed invitano il premier guatemalteco a tenere un "attegiamento combattivo".

Segnala su: Facebook LinkedIn Xing FrienFeed Twitter Thumblr Google Bookmarks Google Buzz Technorati