IL MURO DELLA VERGOGNA - Opposizione in tutto il Centro America contro la volontà degli Stati Uniti di costruire una barriera anti-immigrazione

29 dicembre 2005

29 dicembre - Il Governo guatemalteco, pur con qualche giorno di ritardo, si è associato alla compatta protesta dei vari stati centroamericani, e più in generale dell'America Latina, contro la decisione degli Stati Uniti di erigere una barriera fisica al confine con il Messico, finalizzata a impedire l'immigrazione clandestina.
Molto prima del governo, ampi settori della società civile, in particolare le organizzazioni contadine, le associazioni indigene e i sindacati, si erano espressi in maniera drasticamente critica nei confronti della scelta politica statunitense.
Si pensi che negli Stati Uniti vivono e lavorano circa un milione e duecentomila guatemaltechi, e che il 60% di essi non è in regola. La stessa cosa, punto più o punto meno in percentuale, vale per gli altri Paesi dell' Istmo e per lo stesso Messico.
Le rimesse degli emigrati, per tutti i paesi interessati, costituiscono una delle principali voci di entrata di denaro e fonte di sopravvivenza per innumerevoli famiglie.
E' significativo che i Governi centroamericani, che abitualmente non brillano certo per indipendenza ed autonomia dalla politica degli Stati Uniti, intendano opporsi a questa "politica del muro".

Dall' altipiano, dove si trova la "nostra" Yepocapa, arriva la notizia che il Volcàn de Fuego, uno dei vulcani più attivi del Guatemala, e che sovrasta il territorio in cui sta la maggior parte delle popolazioni che afferiscono al "Rekko 7", è in piena eruzione. I volontari che nel tempo si sono recati a Yepocapa spesso hanno potuto vedere dalle loro finestre lo spettacolo dei grandi pennacchi di fumo e le colate laviche che infuocano la notte. Ma un'eruzione di maggiori proporzioni potrebbe interessare direttamente i villaggi e creare gravi danni. Se questo dovesse succedere, a così breve distanza dai guai provocati dall'uragano Stan, sarebbe un vero disastro.

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