L'ARRESTO DI ALCUNI GROSSI SPACCIATORI, PARADIGMA DELLA SITUAZIONE GUATEMALTECA

20 novembre 2005

20 novembre - Una notizia buona e una cattiva sul fronte della lotta al traffico di droga: quella buona è che tre spacciatori guatemaltechi di altissimo livello sono stati arrestati in Virginia, negli Stati Uniti, carichi di dollari e di cocaina. Si tratta di Adàn Castillo, Jorge Aguilar e Rubilio Palacios. La notizia cattiva è che i tre sono alti dirigenti del SAIA (Servicio Analisis e Informaciones Antinarcotica), ossia persone il cui lavoro e il cui mandato è quello di combattere il narcotraffico.
Si trovavano negli Stati Uniti proprio per un "corso di formazione" sulla lotta alla droga, terreno nel quale vi sono fra i due Paesi dettagliati accordi bilaterali.
Non vogliamo pensare che questi tre gentiluomini godessero di protezioni ancora più in alto, nelle istituzioni guatemalteche o in quelle statunitensi, ma una notizia del genere è comunque paradigmatica del livello di corruzione e di inaffidabilità che regna in Guatemala.
Purtroppo, il Paese centroamericano sta vedendo aggravarsi sempre più il problema della droga. Mentre fino a poco tempo fa esso costituiva una "tappa" dei narcotrafficanti (soprattutto di cocaina), ora sta assurgendo prepotentemente al ruolo di paese consumatore, come dimostra il fatto che circa il dieci per cento della coca che vi transita si ferma nella terra dei Maya.

Un'altra buona notizia: Il Parlamento ha approvato con voto quasi unanime la legge, già da tempo in gestazione, sul diritto universale di accesso ai servizi per la pianificazione familiare e la salute riproduttiva. Legge che sancisce l'obbligatorietà per lo Stato di garantire tali servizi e prevede una speciale strategia per la popolazione adolescente.
Una, forse scontata ma comunque inconcepibile, condanna per questa legge è stata pronunciata dalle Chiese Evangeliche, mentre la Chiesa Cattolica, per ora, non si pronuncia.
Resta da vedere, adesso, come questa legge potrà essere applicata, dal momento che le strutture sanitarie guatemalteche sono fatiscenti o addirittura inesistenti o assai difficilmente raggiungibili.
Comunque è giusto cercare di essere ottimisti.

Dopo un mese e mezzo dal disastro dell'uragano Stan sono state consegnate le prime centocinquanta case prefabbricate alle popolazioni di Panabaj, l'aldea di Santiago Atitlàn spazzata via da una tremenda valanga di fango. Pare vi siano state polemiche per i criteri di assegnazione e proteste da parte di coloro che sono rimasti esclusi. Ma almeno si è cominciato.

Il Trattato di Libero Commercio (TLC) fra gli Stati Uniti e i Paesi del Centro America entra in vigore fra soli 42 giorni. Gli imprenditori guatemaltechi si preparano a questo singolare confronto con la superpotenza americana.
In teoria il trattato potrebbe dare al Guatemala, e agli altri paesi dell'area, delle possibilità di far circolare più capitali, più denaro liquido, e quindi mettere in moto dei meccanismi economici nuovi. Tuttavia, molti si chiedono come farà l'economia di Paesi poveri a competere con quella nordamericana, se non a prezzo di una significativa penalizzazione dei settori economici "deboli" (bracciantato, piccoli artigiani, microimpresa, economie tradizionali e familiari), che costituiscono elementi di sussistenza (che qui vuol dire sopravvivenza) per numerosissime famiglie, e con conseguenze sociali che potrebbero essere drammatiche.
Un primo (brutto) segno di quello che può accadere è già oggi il fatto che gli imprenditori guatemaltechi stiano invocando la "riduzione del costo del lavoro" come condizione per poter essere competitivi. In un paese dove già regnano bassi (e bassissimi) salari e condizioni di lavoro improntate sull'insicurezza più totale, tale invocazione è foriera di tristi presagi.
Si ricorderà che il TLC è stato osteggiato vivacemente dalle associazioni indigene, dai sindacati, dalle organizzazioni dei diritti civili, da molti piccoli imprenditori e da settori significativi della Chiesa Cattolica.
Ma le proteste non hanno cambiato di una virgola i termini dell'adesione del Guatemala al progetto statunitense.

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